La storia


Storia del Liceo Righi

 Notizie estratte dal testo della prof.ssa Anna Cocci Grifoni : "Tra storia e progetto" Bologna 1994

I primi anni

La storia del Liceo Righi inizia con la richiesta , inoltrata dal Provveditore agli studi di Bologna , dott. Murari del 18 luglio 1923 nella quale, annunciando l'avvento della riforma Gentile avverte le autorità provinciali della fondazione del nuovo Liceo Scientifico. Nel decreto si legge: "Bologna, che per nobilissime tradizioni e con generosità di pensiero e di mezzi seppe in ogni tempo assicurare un posto di prim'ordine ai suoi istituti di istruzione può e deve degnamente aspirare alla istruzione del nuovo tipo di scuola".

Successivamente nel settembre 1923 viene firmato il R.D. di convalida e quello nel quale viene accolta la proposta di dedicare il nuovo Liceo ad Augusto Righi.

Il liceo viene collocato nei locali di Piazza Galileo, adiacente all'istituto Pier Crescenzi.     

Le richieste di iscrizione sono numerose ma vengono inizialmente concesse solo due sezioni, una di lingua francese ed una di lingua tedesca. Viene nominato il primo preside: prof. Leonardo Leone che inizialmente, non avendo l'esonero dall'insegnamento continuerà a ricoprire la cattedra di matematica e fisica.

Il primo problema fu quello di adeguare la struttura alle nuove esigenze, questo comportò una considerevole spesa da parte dell'amministrazione provinciale.

Al termine del primo anno il Righi fu sede di esami di maturità per tutta la regione, conseguirono la maturità 14 studenti e 6 studentesse su 25 candidati complessivi. Il miglior risultato fu raggiunto da Pietro Pulga con 70/80. (A quei tempi era praticamente impossibile raggiungere il massimo punteggio).

Da Gentile a Bottai

Dalla metà degli anni venti a causa del Regime fascista avvennero grandi mutamenti nella vita politica e sociale italiana e naturalmente anche nella scuola che assunse un ruolo centrale nel processo di rafforzamento ideologico, il sistema scolastico creato da Gentile non era più in grado di rispondere alle mutate prospettive, la riforma Gentile appariva ora troppo liberale, non si poteva pensare ad una scuola per "alcuni". La scuola doveva, almeno in teoria, aprirsi a tutti confermando la vocazione popolare del fascismo.

Inoltre era emersa l'importanza e la necessità dello sviluppo tecnico e scientifica alla base dei nuovi processi produttivi anche in vista di una ripresa della produzione bellica. La scuola gentiliana con la sua indifferenza verso la formazione tecnica appariva inadeguata.

Nel 36 diventa ministro della P.I. Giuseppe Bottai al quale fu affidato il compito di realizzare un nuovo e più consono progetto scolastico. Bottai nel '39 scrive nella Carta della scuola "Suo fondamento è la volontà di sostituire ad una scuola borghese per principio e per pratica, una scuola popolare che sia veramente di tutti e che risponda veramente alle necessità di tutti, cioè alle necessità dello Stato"

Bottai dà una nuova configurazione al Liceo Scientifico dandogli parità con il Liceo Classico per l'accesso alle facoltà universitarie, e segnalandola come scuola destinata alla nuova classe dirigente a differenza degli istituti destinati ai quadri tecnici e professionali, ciò che fa la differenza è la presenza del latino.